La prima regia di Claudio Bisio, L’ultima volta che siamo stati bambini, arriva su Prime Video per commuovere il pubblico. Si torna a parlare dell’Olocausto attraverso gli occhi dei più piccoli.
L’aveva fatto decine di anni fa Roberto Benigni, ora è tornato a farlo il noto conduttore di Zelig alla sua prima opera da regista.
Il film è tratto dall’omonimo romanzo di Fabio Bartolomei e ha raggiunto le sale lo scorso 12 ottobre riscuotendo un grande successo di critica e di pubblico. La storia è quella di quattro bambini che durante la Seconda Guerra Mondiale vivono, nelle difficoltà, una splendida amicizia.
Fino a quando uno di loro, l’unico ebreo, viene deportato. A quel punto gli altri tre decidono di partire a piedi verso la Germania non immaginando che il percorso è lunghissimo ma non quanto lo è realmente. Così vediamo i bimbi partire zaino in spalla seguendo i binari pensando di poterlo raggiungere. Si tratta di una storia di passioni, emozioni e grande cuore che vede protagonista i sentimenti e anche una suora e un ventenne che si mettono sulle tracce dei tre mettendosi ulteriormente nei guai.
Proprio il titolo del film, L’ultima volta che siamo stati bambini, a pochi giorni dalla Giornata della Memoria, appena passata, che ci fa riflettere. Nell’Olocausto furono oltre duemila i bambini ebrei deportati nella sola Roma e nessuno di questi tornò vivo.
Una riflessione anche su chi è sopravvissuto che da questa terribile piaga che è la guerra si è visto privato dalla voglia di giocare e di vivere la giovane età dove non si dovrebbe pensare a certe cose. E in un periodo complicato, come questo dove vediamo guerre ancora imperversare, che dobbiamo riflettere proprio a iniziare da queste parole.
Proprio il cinema deve essere un racconto in grado di raggiungere dei risultati straordinari per sensibilizzare nei confronti di questo dolore che ancora condisce la nostra società. Le immagini che ci arrivano dall’Ucraina, in conflitto con la Russia, e dallo scontro tra israeliani e palestinesi sono drammatiche e non ci lasciano indifferenti.
Chissà che proprio il cinema non possa essere l’arma giusta per far riflettere le persone, anche se sarà molto difficile distogliere chi decide come affrontare queste battaglie dal farle e dallo scendere in campo. Di certo il film di Claudio Bisio fa bene all’anima e rappresenta quella che in uno splendido saggio di Pier Vincenzo Mengaldo veniva definita come “La vendetta è il racconto”.
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