Vi siete mai chiesti cosa avviene all’interno delle caraffe che filtrano l’acqua? L’esperimento con il vino non lascia più dubbi.
Per poter bere l’acqua del rubinetto, è fondamentale munirsi di un sistema depurativo come possono essere le caraffe che filtrano. Si tratta di sistemi alla base molto semplici, ma che in realtà giocano un ruolo fondamentale per far sì che ogni singola impurità o elemento nocivo venga rimosso. Una soluzione efficiente per evitare gli sprechi e l’acquisto di bottiglie in plastica per la propria casa.
Ma vi siete mai chiesti cosa avviene davvero all’interno di queste caraffe e in che modo l’acqua viene filtrata? Così da essere poi ingeribile dal nostro organismo senza evitare danni? GeoPop ha deciso su TikTok di fare un interessante esperimento in questo senso, dapprima aprendo un filtro e vedendo cosa c’è al suo interno. E poi provando a filtrare del vino per vedere quale sarebbe stato il risultato.
Caraffe che filtrano l’acqua: da cosa sono composte e come funzionano
Una domanda che in molte persone potrebbero essersi poste e che finalmente ha una risposta: cosa avviene all’interno delle caraffe che filtrano l’acqua? Come detto, GeoPop ha voluto fare un esperimento molto interessante in questo senso, con risposte ad ogni possibile quesito che non lasciano più spazio ad equivoci.
All’interno dei filtri ci sono una serie di granuli di colore nero e grigio. I primi sono il carbone attivo, mentre i secondi resina a scambio bionico. La composizione spugnosa del carbone ha il ruolo fondamentale di trattenere dal liquido che viene immesso molecole nocive o maleodoranti come può essere il cloro. Come si evince dal suo nome, invece, la resina a scambio bionico ha il ruolo di scambiare le molecole di calcio all’interno dell’acqua con quelle di sodio.
Un funzionamento dunque a parole molto semplice, ma che in realtà ha richiesto innumerevoli sforzi in laboratorio. Passando ora al test col vino, l’esperto di GeoPop ha provveduto a versare in un recipiente il vino normale e nell’altro quello filtrato. Dalle sue parole, pare che il secondo avesse un odore meno forte e un sapore con assenza quasi totale di acidi. L’ipotesi è che anche parte dell’alcol sia stato trattenuto, sempre per via del lavoro di sostituzione che svolge la resina a scambio bionico.